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Demand driven MRP: l’erede al trono per la pianificazione?

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Se non conosci ancora il Demand Driven MRP, o MRP basato sulla domanda, è probabile che nella tua pianificazione della produzione ci siano ancora molti margini di miglioramento. Quanto di ciò che la tua azienda produce viene effettivamente venduto? Se la risposta è “tutto”, allora il demand driven MRP per te non ha segreti. Ma scommettiamo che, molto probabilmente, tu debba dare una risposta diversa. Perché produrre è difficile, pianificare al meglio lo è forse ancor di più. Le nuove dinamiche di personalizzazione di massa, l’esigenza di differenziare sempre di più l’offerta, le rapide fluttuazioni di domanda, l’attesa del cliente per livelli di servizio sempre più elevati… Questi cambiamenti, piombati su tutti i settori industriali negli ultimi anni, già basterebbero a spiegare perché definire una programmazione della produzione ottimale sia tanto difficile. Bisogna essere pronti a soddisfare un ordine, ma anche evitare di impegnare inutilmente risorse, macchine, persone, spazi in magazzino, energia per qualcosa che non verrà mai venduto e che potrebbe diventare obsoleto o inutilizzabile.

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Il Demand Driven MRP (spesso abbreviato come DDMRP) è nato proprio per realizzare questo obiettivo, trovando l’equilibrio perfetto tra costi e soddisfazione del cliente, tra produttività ed efficienza, tra differenziazione dell’offerta e razionalizzazione. Ma che cos’è esattamente il DDMRP, perché è importante e come puoi portarlo in azienda (magari sfruttando un software che eviti fatica e complicazioni)?

L’MPR tradizionale cede lo scettro

Il Material Resource Planning, cioè la pianificazione delle risorse materiali necessarie per la produzione, fino a cinque anni fa o poco più si basava principalmente su metodi tradizionali di previsione della domanda, oltre che su eventuali strategie produttive decise dalle aziende. Questo approccio ha però evidenziato sempre di più i suoi limiti nello scenario di velocità, personalizzazione di massa e differenziazione delineatosi negli ultimi anni. La pianificazione tradizionale funziona ancora solo in quei (pochi) contesti in cui la domanda non è variabile ed è estremamente prevedibile. Diversamente, l’MRP tende a far accumulare scorte (il safety stock o coordination stock) che possano fungere da salvagente in caso di ordini inaspettati e che, nei fatti, risultano spesso in eccedenza. Tra l’altro i calcoli fatti per determinare i livelli di scorte non sempre sono aggiornati, nonostante le condizioni di mercato o altre variabili siano nel frattempo mutate.

Di fronte a questa inadeguatezza, dall’unione di principi di Supply Chain Planning e di nuove metodologie, come la Lean Production (la “produzione snella”, che punta a minimizzare e idealmente ad azzerare gli sprechi), è nato quindi un approccio diverso. Un approccio nel quale a fare da padrone assoluto, anzi da padrona, è la domanda effettiva e non quella ipotetica.

Il regno del Demand Driven MRP

Dunque il Demand Driven MRP è “l’erede al trono”, come lo abbiamo definito nel titolo di questo articolo, è un legittimo successore o un usurpatore? Fuor di metafora, potremmo dire che è un nuovo metodo che sta dimostrando la sua validità e, dunque, si sta facendo strada nel mercato negli Stati Uniti, in America Latina e in Europa (specialmente in due nazioni a forte vocazione industriale quali Francia e Germania). Oltre alle piccole e medie aziende, per cui sono maggiori le difficoltà di anticipo dei capitali e il rischio di scorte invendute, ultimamente si sono convertite a questo metodo anche realtà di grandi dimensioni e multinazionali.

Ma in che cosa sono diversi l’MRP classico e quello Demand Driven? Per spiegartelo usiamo un’altra metafora: tra i due metodi c’è un po’ la differenza che passa tra una mensa e un ristorante di alto livello. Cioè tra un posto in cui si movimentano grandi quantità di cibo per preparare pietanze in anticipo e uno in cui, invece, si inizia a cucinare un preciso piatto solo quando il personale di sala ha preso l’ordinazione. Per decidere quali risorse servano davvero alla produzione, il DDMRP considera soltanto la cosiddetta “domanda qualificata” basata sugli ordini clienti già confermati, in funzione dei quali viene attivato l’iter di approvvigionamento (ordini di produzione Interna, di acquisto, di trasferimento tra siti o verso magazzini distributivi). La logica è chiara: gli ordini di vendita confermati sono la migliore garanzia di ricavi, perché vincolano il cliente all’acquisto e non suggeriscono una semplice intenzione a comprare. Non sono una probabilità ma una certezza, proprio come lo è la scelta fatta dal cliente di un ristorante e comunicata al cameriere. Nei meccanismi del DDMRP il forecasting, ovvero la previsione, non scompare ma smette di essere l’elemento che mette in moto la produzione.

I vantaggi del Demand Driven MRP

I benefici di un MRP basato sulla domanda sono molti, più o meno ovvi da intuire. Sommati tra di loro, si traducono in notevoli possibilità di risparmio combinate ad alti livelli di servizio e di produttività. I principali vantaggi sono:

  • alta reattività alla domanda;
  • avvicinamento ai livelli ideali di stock;
  • riduzione delle scorte (tipicamente compresa fra il 15% e il 30%), dunque dei costi di movimentazione e stoccaggio;
  • aumento della rotazione delle scorte;
  • riduzione del carico di lavoro sulle linee di produzione e sulle risorse umane;
  • riduzione dei costi di gestione degli ordini;
  • accorciamento degli orizzonti di pianificazione;
  • alti livelli di servizio al cliente.

Un software per il Demand Driven MRP semplifica il lavoro

Nel DDMRP c’è però un elemento critico, un piccolo rischio da schivare: bisogna definire con particolare attenzione i punti di disaccoppiamento. I migliori software di pianificazione della produzione, se dotati di funzionalità di MRP basato sulla domanda, devono includere strumenti che calcolano i livelli di scorta secondo la scala colori (verde, giallo, rosso) ma anche strumenti di simulazione che permettano di trovare i migliori buffer, cioè i “cuscinetti” che attutiscono il rischio di variazioni lungo la supply chain. Definire i buffer aiuta l’azienda ad assorbire variazioni nella fornitura e negli ordini, a evitare l’annoso problema del “nervosismo” (nervousness) della produzione e a ridurre il lead time (cioè il tempo di reazione alla richiesta di nuovi prodotti o riordini da parte del cliente).

Un software per la pianificazione e ottimizzazione della produzione come Cegeka myPlan4.0 permette di identificare i punti di disaccoppiamento e di simulare i risultati derivanti della scelta dei buffer. Tra le sue funzionalità di Demand Driven MRP include il calcolo del lead time disaccoppiato, il calcolo della variabilità della domanda o della fornitura, il calcolo ed aggiornamento dei livelli di scorta (verde, giallo, rossa), la misurazione dei consumi passati e la previsione di quelli futuri, la gestione della stagionalità, la determinazione della priorità degli ordini. Il software di Cegeka si occupa anche della parte più operativa, cioè dell’emissione di ordini pianificati. Per eseguire un calcolo MRP, cioè “esploderlo”, può importare dati dal sistema ERP, fornendo risultati in tempi rapidi e in pochi click.

Un insieme completo di strumenti di Demand Driven MRP non poteva mancare in una soluzione di pianificazione della produzione aggiornata e adattabile a qualsiasi settore di mercato (myPlan4.0 è rivolto ad aziende dell’industria manifatturiera, chimica, elettronica, meccanica, agroalimentare, abbigliamento, tessile, legno e altro ancora). Ma le attività strategiche per le aziende che producono, utili per ridurre costi e massimizzare profitti, sono anche altre. L’MRP, sia esso tradizionale o Demand Driven, deve fare i conti con lo scheduling e con gli obiettivi di ottimizzazione, e deve sfruttare al meglio tecnologie di analytics e intelligenza artificiale. Vuoi saperne di più? Ti invitiamo a leggere il nostro eBook "Il production planning nell'industria 4.0: inizia l'era degli algoritmi" gratuito e scaricabile in un click.

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