Lo abbiamo detto spesso: le PMI italiane, nel loro insieme, costituiscono il tessuto principale su cui poggia l’intera economia del nostro Paese. Lo diciamo non solo perché rappresentano il 99,9% delle aziende italiane*, ma perché è lì che si giocano le partite più importanti, quelle in cui si determina il futuro dell’industria italiana e dove l’innovazione digitale può e deve fare la differenza. Soprattutto in un contesto in cui le grandi aziende internazionali acquisiscono quote di mercato sempre maggiori, spesso minacciando le ambizioni di crescita delle aziende nostrane.
Abbiamo incontrato Giorgio Marchi, CEO di GRUPPOEMMEBI, azienda che realizza progetti e soluzioni per la produzione di mobili di alto design, per farci raccontare quali siano i driver che spingono una azienda di piccole-medie dimensioni a puntare sull’innovazione tecnologica e quanto una certa cultura aziendale “vecchio-stampo” sia spesso difficile da scardinare.
Cosa vuol dire fare innovazione nel contesto delle PMI?
“Quando nel 2019 abbiamo capito che per crescere era assolutamente necessario fare un upgrade, non solo dal punto di vista del business ma anche e soprattutto in termini di sistemi che governavano il business, ci siamo trovati di fronte ad una scelta: accontentarci di implementare semplicemente una nuova tecnologia oppure scegliere un sistema gestionale che impattasse anche sul nostro modo di lavorare facendolo evolvere.
GRUPPOEMMEBI è un contract di servizi a 360° che parte dall’impiantistica per arrivare fino alla parte di allestimento passando da project management e progettazione fino alla produzione di arredi su misura. Nasciamo nel 2015 come una piccola realtà fondata da 3 persone, oggi siamo un gruppo composto da circa 25/30 persone. Per una realtà come la nostra, fare innovazione significa non solo riuscire a trarre il meglio dalle migliori tecnologie disponibili ma anche e soprattutto poterci affidare ad un partner che ci aiuti a concepire nuove visioni, nuovi mindset, nuovi approcci da applicare al nostro modo di fare business. Così, quando abbiamo scelto Microsoft Dynamics 365 Business Central come nuovo sistema gestionale, è stata Cegeka a farci comprendere come sfruttare pienamente questa occasione di cambiamento. Abbiamo raggiunto l’equilibrio giusto per un’azienda come la nostra che ha la crescita come driver e che sicuramente vuole puntare al futuro con una visione diversa”.
In che modo è cambiata la vostra mentalità?
“Cambiare mentalità è cambiare filosofia di lavoro. Stiamo parlando di una realtà industriale ma fondamentalmente artigiana, dover cambiare approccio ha fatto sì che ci confrontassimo anche con una velocità di pensiero che probabilmente lo stesso sistema gestionale non era abituato/pronto ad affrontare. Cambiare mindset per noi significa anche continuo miglioramento ed è quello che il nuovo sistema ci impone di fare. Un sistema flessibile ma anche rigoroso su alcuni aspetti cruciali, come la certezza del dato e la conseguente responsabilizzazione per gli operatori.”
Che cos’è per te una Connected Company?
“L’idea di una Connected Company è un concetto molto importante. Una Connected Company è una società in grado di integrare i dati, le persone, i processi e le funzioni. Non è un processo semplice ed è sicuramente una visione completamente diversa dal passato. Il fatto che GRUPPOEMMEBI stia diventando una Connected Company significa essere entrati in una fase completamente nuova, una GRUPPOEMMEBI 2.0, con una nuova mentalità, con la possibilità di avere specificità che non pensavamo si potessero raggiungere, con la volontà di far crescere non solo il sistema in termini di raccolta di dati ma in termini di crescita delle persone e del loro ruolo all’interno dell’azienda.
L’idea stessa di Connected Company è ciò che ci ha fatto scegliere Cegeka come partner e Microsoft Dynamics 365 Business Central come sistema gestionale; non è solo uno strumento che ti aiuta a lavorare in modo più evoluto, veloce, moderno, ma una soluzione di integrazione dove le persone non lavorano più con una logica a catena di montaggio ma all’interno di un flusso condiviso con uffici e colleghi ma anche con l’ambiente esterno, con i clienti e con i fornitori.”
Qual è l’aspetto più difficile da gestire all’interno della tua visione di innovazione?
“L’aspetto più complesso da gestire è sicuramente quello umano, quello riferito alla persone che si ritrovano con nuovi strumenti e nuovi modi di lavorare. Si viene quasi tutti da esperienze pregresse in aziende dove ognuno fa il suo pezzettino del processo e poi prosegue per la sua strada a prescindere da quello che fanno gli altri. Adesso non è più così, è un continuo scambio, è veramente lavorare insieme, vedere la crescita, vedere il cambiamento, vedere finalmente il processo che si realizza, in tutte le sue fasi, non solo per quello che riguarda il tuo lavoro ma l’azienda nel suo complesso.”
Cosa vedi nel futuro della tua azienda in termini di innovazione?
“Una buona parte del nostro futuro ce lo giochiamo sulla capacità di rendere estremamente flessibile, ma allo stesso tempo molto puntuale, il sistema gestionale a supporto del nostro business. È la strada maestra per rendere più efficienti i nostri processi ed essere sempre più affidabili per i nostri clienti. C’è ancora tanto da fare ma abbiamo già iniziato a creare quei flussi informativi che ci mettono nella condizione di avere un ottimo controllo sulla gestione dell’azienda”.
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*Dati Confcommercio: https://www.confcommercio.it/-/le-piccole-e-medie-imprese-in-italia